giovedì 16 dicembre 2010

Di che cosa ha bisogno l'università

Di che cosa ha bisogno l'javascript:void(0);università

mercoledì 1 dicembre 2010

Riforma?



Ieri a Roma c'erano studenti, ricercatori e anche professori in piazza. Baroni non ne ho visti. Ieri pomeriggio poi ho partecipato a un consiglio di classe di un IV ginnasio: i professori hanno rappresentato una situazione disastrosa e disperante dei ragazzi. Disponibili sì ma con scarse capacità di attenzione, di comprensione e di appendimento: più dei due terzi sono sotto la sufficienza quasi in tutte le materie. Le soluzioni: più studio e più apprendimento mnemonico del Greco, del Latino, dell'Italiano, dell'Inglese e persino delle scienze. Da altri genitori sento che in altri IV ginnasi viene presentata una situazione analoga.
L'impatto della riforma Gelmini: un aumento della confusione, una maggiore dispersione delle materie tra insegnanti diversi, una ulteriore riduzione della capacità di interpretare la realtà e trovare risposte da parte dei docenti. Che gli insegnanti lasciati all'interno della scuola dalla scure della Gelmini siano i migliori è per lo meno molto opinabile. Che siano state almeno avviate iniziative per migliorare la qualità dell'insegnamento non è neanche vero a parole.
E all'università in che modo dovrebbero migliorare la didattica e la ricerca? Come era stato nei tentativi precedenti, anche nella riforma appena approvata non c'è alcuna misura che influisca sugli ostacoli che le università incontrano nel fare ricerca e nello svolgere attività formativa (burocrazia, mancanza di trasparenza, potere dei professori più anziani nel micro-ambiente, forme "deviate" di competizione, incertezza, peso dell'attività amministrativa, mancanza di fondi, e così via), ci sono soltanto norme sulle "forme", con un impatto nullo sulla sostanza.

domenica 21 novembre 2010

Scuole occupate



La scorsa settimana è stata caratterizzata dall'occupazione di numerose scuole in Italia. Io ho assistito a quella del Liceo Mamiani di Roma. Un aspetto mi ha colpito: piuttosto che finalizzata a conseguire degli obiettivi, è stata uno strumento per chiedere ascolto. Un ascolto che però non è stato prestato se non dai soggetti direttamente coinvolti: gli studenti stessi, i professori e qualche genitore. Un ascolto per di più, a volte motivato anche all'interesse a non essere danneggiati, nel proprio lavoro o nella propria vita familiare.

lunedì 24 maggio 2010

Sostenibilità sociale degli insediamenti

Negli ultimi mesi il Dipartimento CAVEA dell'Università di Roma, ha iniziato uno studio intitolato "Un territoire durable et un habitat de qualité à consommation zéro dans les zones à risque sismique " nell'ambito del programma "L'architecture de la grande échelle. Programme interdisciplinaire de recherche" del Ministero dell'ambiente francese. In questo contesto è iniziata anche una riflessione (seguita poi da alcune applicazioni sperimentali) sulle dimensioni della sostenibilità sociale degli insediamenti. Di seguito sono presentati alcuni primi elementi su cui si sta lavorando.

A.1. Dimensione macro

- La coerenza tra il sistema insediativo e le dinamiche di mutamento sociale connesse ai cambiamenti demografici al livello locale, ai movimenti migratori e ai processi socio-economici (lavoro, impresa, ecc.) ;

- La capacità del sistema insediativo di rendere conto dei rischi legati ai trasporti (isolamento, inquinamento, ecc.), all’integrazione della popolazione locale nel tessuto urbano e territoriale nel suo insieme (discriminazione, mancanza di partecipazione e di fruizione delle opportunità esistenti) e alla sicurezza del territorio (inclusa la questione della legalità);

- La valorizzazione nel sistema insediativo delle opportunità esistenti nel territorio (patrimonio culturale e naturale, stabilimenti produttivi, iniziative sociali, ecc.)

- La partecipazione effettiva di tutti gli attori sociali interessati all’uso e alla gestione delle reti socio-ambientali al livello macro (attori politici, imprese, utilities e imprese di gestione dei servizi pubblici, ecc.)

A.2. Dimensione meso (habitat intermédiaire)

- L’esistenza, l’accessibilità e la qualità di reti di servizi che consentano una effettiva tutela dai rischi di esclusione sociale (educazione, informazione, comunicazione, salute, energia, acqua e igiene, trasporti, ecc.)

- La capacità di tener conto delle soggettività e delle prospettive espresse dalle forme di organizzazione e di aggregazione dei cittadini (reti informali, gruppi, club, associazioni formali, relazioni di prossimità, ecc.) e la capacità di sostenerne lo sviluppo

- Il sostegno alle dinamiche di costruzione di uno spazio simbolico e di una identità condivisa tra gli abitanti (che richiede la messa in opera o il mantenimento dei sistemi di costruzione delle rappresentazioni, dei valori, degli obiettivi e delle motivazioni, dei sentimenti e delle norme sociali)

- La qualità dei processi politici e di creazione del consenso, tra gli abitanti, sulle decisioni relative allo spazio e alle modalità del suo uso

- Il sostegno alla creazione di nuove risorse al livello locale, sia di tipo economico (spazi per le imprese e le attività produttive) sia connessi alla conoscenza e alla comunicazione (spazi per la vita culturale e per l’aggregazione, anche di carattere informale)

- La costruzione di condizioni di sicurezza e di legalità, al livello locale (sia per quanto riguarda le condizioni sanitarie dell’habitat – inquinamento, ecc. – sia per quanto riguarda l’insorgere di genomeni di micro-criminalità o l’ingresso nella realtà locale di forme di criminalità organizzata)

- Le dinamiche di (ri)costruzione e di mantenimento dei legami sociali di prossimità e di familiaritàin un contesto inter-culturale e aperto all’ingresso di nuovi soggetti;

- La costruzione e il mantenimento della consapevolezza e della memoria del rischio sismico, soprattutto a lungo termine

- Il coinvolgimento degli attori interessati alla definizione e alla costruzione (progettazione, uso, ecc.) degli spazi, con particolare riferimento agli spazi collettivi o pubblici.

A.3. Dimensione micro : lo spazio dell’abitazione

- La coerenza con gli orientamenti e i comportamenti degli abitanti relative alle questioni della “comodità” (convenience) delle abitazioni e della loro localizzazione (strutturazione e articolazione interna; prossimità ai servizi e ai luoghi di lavoro; possibilità di pratica delle attività individuali ricreative, culturali, ecc; possibilità di coltivare le relazioni sociali e familiari, ecc.)

- La coerenza con gli orientamenti e i comportamenti degli abitanti in relazione al livello di confort(temperatura, luminosità, ecc.)

- La coerenza con gli orientamenti e i comportamenti degli abitanti in relazione all’ igiene (disponibilità dei servizi, accesso e consumo idrico, odori, gestione dei rifiuti, ecc.)

- La coerenza con le dinamiche di appartenenza e di identificazione con i luoghi, al livello individuale e familiare (legame con la casa, con il suo spazio e con il suo contenuto)

- La coerenza con le dinamiche di (ri)costruzione e di mantenimento dei legami sociali di prossimità e di familiarità

- La coerenza con le dinamiche relative alla consapevolezza e alla memoria della condizione di rischio (sismico), necessarie a mantenere nel lungo termine un orientamento a ridurre e a gestire la vulnerabilità delle costruzioni

- La coerenza con le dinamiche di trasformazione e di cambiamento nelle modalità di utilizzazione delle abitazioni e degli edifici (connesse ai mutamenti familiari, alle attività degli abitanti, alla variabilità della disponibilità economica, alle culture, ecc.)

- Il coinvolgimento effettivo degli attori interessati nella determinazione e nella costruzione (progettazione, costruzione, arredo, ecc.) dei propri spazi

L’equipe della ricerca ha come responsabile scientifico Nicoletta Trasi e comprende: Gianfrancesco Costantini, Luciano De Licio Valter Fabietti, Christiano Lepratti, Fabrizio Mollaioli, Rosario Pavia, Marcello PazzagIini, Guendalina Salimei.