venerdì 12 dicembre 2008
Conoscenza e sviluppo
Il Rwanda ha avviato un insieme di politiche fondate sul sostegno all'istruzione e alla ricerca. Ne parla Pietro Greco nell'articolo a cui si accede cliccando sul titolo di questo post. Un articolo interessante, sia perchè mette in evidenza come sia possibile parlare di Africa non soltanto in termini catastrofistici, sia perchè rende evidente il rapporto che c'è tra sviluppo sociale e crescita economica da un lato e crescita del capitale di conoscenza disponibile dall'altro.
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venerdì 5 dicembre 2008
10 categorie per pensare le città del XXI secolo
Il 3 e il 4 dicembre si è tenuto a Roma il convegno “Urbs 2008”, al centro del quale si trovava lo sguardo degli architetti sulle trasformazioni urbane e sulle politiche di gestione della città. Nonostante la presenza del sociologo Zygmund Bauman tra i main speakers, la maggior parte delle presentazioni avevano come punto di vista principale quello degli architetti o quello degli amministratori coinvolti in iniziative di trasformazione, recupero e ricostruzione di aree urbane.
Alcuni elementi interessanti, rispetto alla questione dello sviluppo urbano sostenibili, sono stati presentati dall'architetto spagnolo Vicente Guallart (www.Guallart.com). Si tratta in particolare di 8 categorie che dovrebbero guidare lo sviluppo delle città nel ventunesimo secolo. Non mi sembra che queste categorie costituiscano un sistema coerente (alcune presentano evidenti sovrapposizioni le une con le altre), nè un insieme di indicazioni totalmente condivisibili. Tuttavia, esse possono costituire uno stimolo per ripensare alla città e un elenco di problemi da non dimenticare.
1 - “Metaurbano”(metaurbanidad): la dimensione urbana non ha più a che vedere soltanto con la città nella sua forma tradizionale; nel mondo contemporaneo si deve render conto del fatto che la dimensione urbana spesso si trova in condizioni di assenza della “forma urbana” (es. America latina, Asia)
2 - “Sociale” (social) o, meglio, specificità sociale: città e quartieri non sono occupati da una categoria generale e indefinita di abitante o di persona, ma sono abitati e vissuti da persone concrete; non è quindi possibile guardare a un “formato” universale o a categorie progettuali valide per ogni occasione, ma si devono considere le domande e le esigenze esistenti nello specifico contesto delle donne e degli uomini che occupano/occuperanno gli insediamenti
3 - “Rurbano”: in misura crescente la dimensione urbana che si mescola con quella rurale, le città contemporanee non soltanto non sono più cinte da mura, ma spesso non sono neanche situate in uno spazio “confinato”; esse, piuttosto, incontrano terreni agricoli e paesaggi extraurbani e devono allo stesso tempo “occuparli” e “tutelarli”
4 - Autosuficienza: esiste una crescente necessità (rispetto alla quale esistono anche possibilità effettive) che gli insediamenti generino/rigenerino le risorse che usano, sia di carattere materiale che di carattere immateriale (acqua, alimenti, conoscenza, ...)
5 - Interazione: una dimensione fondamentale degli insediamenti è quella di spazi di interazione; lo spazio dovrebbe quindi essere progettato e gestito per favorire forme di interazione e integrazione sociale, anche attraverso una specifica attenzione alla dotazione di servizi e alla loro gestione quotidiana
6 - Energia: la crisi ambientale e quella relativa all'accesso alle fonti energetiche convenzionali rendono evidente la necessità che gli insediamenti generino l'energia che consumano; a differenza di quanto è avvenuto per tutto il secolo XX, in cui si è praticata una “delocalizzazione” della produzione energetica, si dovrebbero quindi esplorare le possibilità di produzione energetica in loco (es. solare e eolico integrati negli edifici)
7 - Qualità architettonica: una città effettivamente abitabile richiede edifici che siano di buona qualità, costruiti applicando ad ogni scala e non solo per gli edifici pubblici e monumentali una buona architettura e generando nuovo “patrimonio” (con le conseguenze che questo ha in termini di identificazione e integrazione degli spazi)
8 - Condivisione (compartir / sharing): nello spazio fisico è possibile perseguire una diminuzione della necessità di risorse, favorendone l'utilizzazione condivisa; questo richiede l'integrazione negli edifici e nei quartieri di spazi privati e spazi comuni dotati di servizi e attrezzature condivise (es. centri tecnologici, laboratori, lavanderie, ecc.)
9 - Digitalizzazione: la diffusione delle tecnologie digitali non può restare fuori dalla progettazione e dalla gestione degli insediamenti; la digitalizzazione può assumere una pluralità di forme da quella di “case intelligenti”, alla diffusione di reti a fibra ottica, dei sistemi wi-fi e di reti locali
10 - Autosufficienza e autogestione; architettura e urbanistica hanno spesso fatto a meno di pensare ai costi e alla dimensione economica come una dimensione rilevante, esiste invece la necessità di pensare a come creare quartieri e edifici che siano economicamente sostenibili e a come integrare attività economiche all'interno delle aree e dei luoghi di abitazione
Contrariamente a quanto potrebbe suggerire il senso comune queste categorie non rappresentano soltanto dei principi astratti, ma possono essere tradotte in indicazioni operative per la progettazione. Un esempio di questo sono alcune esperienze in atto in tutto il mondo, tra le quali quelle – in cui lo stesso Guallart è direttamente coinvolto – di “Sociopolis” e di alcuni nuovi quartieri di edilizia pubblica a Valencia.
Alcuni elementi interessanti, rispetto alla questione dello sviluppo urbano sostenibili, sono stati presentati dall'architetto spagnolo Vicente Guallart (www.Guallart.com). Si tratta in particolare di 8 categorie che dovrebbero guidare lo sviluppo delle città nel ventunesimo secolo. Non mi sembra che queste categorie costituiscano un sistema coerente (alcune presentano evidenti sovrapposizioni le une con le altre), nè un insieme di indicazioni totalmente condivisibili. Tuttavia, esse possono costituire uno stimolo per ripensare alla città e un elenco di problemi da non dimenticare.
1 - “Metaurbano”(metaurbanidad): la dimensione urbana non ha più a che vedere soltanto con la città nella sua forma tradizionale; nel mondo contemporaneo si deve render conto del fatto che la dimensione urbana spesso si trova in condizioni di assenza della “forma urbana” (es. America latina, Asia)
2 - “Sociale” (social) o, meglio, specificità sociale: città e quartieri non sono occupati da una categoria generale e indefinita di abitante o di persona, ma sono abitati e vissuti da persone concrete; non è quindi possibile guardare a un “formato” universale o a categorie progettuali valide per ogni occasione, ma si devono considere le domande e le esigenze esistenti nello specifico contesto delle donne e degli uomini che occupano/occuperanno gli insediamenti
3 - “Rurbano”: in misura crescente la dimensione urbana che si mescola con quella rurale, le città contemporanee non soltanto non sono più cinte da mura, ma spesso non sono neanche situate in uno spazio “confinato”; esse, piuttosto, incontrano terreni agricoli e paesaggi extraurbani e devono allo stesso tempo “occuparli” e “tutelarli”
4 - Autosuficienza: esiste una crescente necessità (rispetto alla quale esistono anche possibilità effettive) che gli insediamenti generino/rigenerino le risorse che usano, sia di carattere materiale che di carattere immateriale (acqua, alimenti, conoscenza, ...)
5 - Interazione: una dimensione fondamentale degli insediamenti è quella di spazi di interazione; lo spazio dovrebbe quindi essere progettato e gestito per favorire forme di interazione e integrazione sociale, anche attraverso una specifica attenzione alla dotazione di servizi e alla loro gestione quotidiana
6 - Energia: la crisi ambientale e quella relativa all'accesso alle fonti energetiche convenzionali rendono evidente la necessità che gli insediamenti generino l'energia che consumano; a differenza di quanto è avvenuto per tutto il secolo XX, in cui si è praticata una “delocalizzazione” della produzione energetica, si dovrebbero quindi esplorare le possibilità di produzione energetica in loco (es. solare e eolico integrati negli edifici)
7 - Qualità architettonica: una città effettivamente abitabile richiede edifici che siano di buona qualità, costruiti applicando ad ogni scala e non solo per gli edifici pubblici e monumentali una buona architettura e generando nuovo “patrimonio” (con le conseguenze che questo ha in termini di identificazione e integrazione degli spazi)
8 - Condivisione (compartir / sharing): nello spazio fisico è possibile perseguire una diminuzione della necessità di risorse, favorendone l'utilizzazione condivisa; questo richiede l'integrazione negli edifici e nei quartieri di spazi privati e spazi comuni dotati di servizi e attrezzature condivise (es. centri tecnologici, laboratori, lavanderie, ecc.)
9 - Digitalizzazione: la diffusione delle tecnologie digitali non può restare fuori dalla progettazione e dalla gestione degli insediamenti; la digitalizzazione può assumere una pluralità di forme da quella di “case intelligenti”, alla diffusione di reti a fibra ottica, dei sistemi wi-fi e di reti locali
10 - Autosufficienza e autogestione; architettura e urbanistica hanno spesso fatto a meno di pensare ai costi e alla dimensione economica come una dimensione rilevante, esiste invece la necessità di pensare a come creare quartieri e edifici che siano economicamente sostenibili e a come integrare attività economiche all'interno delle aree e dei luoghi di abitazione
Contrariamente a quanto potrebbe suggerire il senso comune queste categorie non rappresentano soltanto dei principi astratti, ma possono essere tradotte in indicazioni operative per la progettazione. Un esempio di questo sono alcune esperienze in atto in tutto il mondo, tra le quali quelle – in cui lo stesso Guallart è direttamente coinvolto – di “Sociopolis” e di alcuni nuovi quartieri di edilizia pubblica a Valencia.
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