mercoledì 1 dicembre 2010

Riforma?



Ieri a Roma c'erano studenti, ricercatori e anche professori in piazza. Baroni non ne ho visti. Ieri pomeriggio poi ho partecipato a un consiglio di classe di un IV ginnasio: i professori hanno rappresentato una situazione disastrosa e disperante dei ragazzi. Disponibili sì ma con scarse capacità di attenzione, di comprensione e di appendimento: più dei due terzi sono sotto la sufficienza quasi in tutte le materie. Le soluzioni: più studio e più apprendimento mnemonico del Greco, del Latino, dell'Italiano, dell'Inglese e persino delle scienze. Da altri genitori sento che in altri IV ginnasi viene presentata una situazione analoga.
L'impatto della riforma Gelmini: un aumento della confusione, una maggiore dispersione delle materie tra insegnanti diversi, una ulteriore riduzione della capacità di interpretare la realtà e trovare risposte da parte dei docenti. Che gli insegnanti lasciati all'interno della scuola dalla scure della Gelmini siano i migliori è per lo meno molto opinabile. Che siano state almeno avviate iniziative per migliorare la qualità dell'insegnamento non è neanche vero a parole.
E all'università in che modo dovrebbero migliorare la didattica e la ricerca? Come era stato nei tentativi precedenti, anche nella riforma appena approvata non c'è alcuna misura che influisca sugli ostacoli che le università incontrano nel fare ricerca e nello svolgere attività formativa (burocrazia, mancanza di trasparenza, potere dei professori più anziani nel micro-ambiente, forme "deviate" di competizione, incertezza, peso dell'attività amministrativa, mancanza di fondi, e così via), ci sono soltanto norme sulle "forme", con un impatto nullo sulla sostanza.

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