Nel 1996, nel Summit sugli insediamenti umani di Istambul, finalmente, la lunga tradizione che vedeva nella città tutto il male della modernità ha subito un serio colpo. Nelle organizzazioni internazionali, negli enti di ricerca e persino tra le organizzazioni della società civile si è in quel momento riconosciuta, forse per la prima volta, la positività dell’esperienza urbana moderna e il fatto che le città erano anche lo scenario in cui avvenivano processi legati alla mobilità sociale, alla lotta alla malattie o alla tutela dei diritti.
Dopo oltre 10 anni, sebbene la maggior parte della popolazione del pianeta sia urbana o stia urbanizzandosi, una visione positiva della città appare meno scontata e meno diffusa.
Da un lato, si sono rafforzati alcuni degli attori che nella modernità vedono un regno diabolico, caratterizzato dal relativismo e dalla crisi dei valori (ma nessuno ricorda più che i valori sono determinati socialmente e non ce ne sono di universali nel tempo e nello spazio?). Dall’altro, sono emersi con maggiore evidenza i problemi dello sviluppo sostenibile e degli stessi processi di sviluppo sociale ed economico che erano in una certa misura dati per scontati alla metà del decennio passato. Questo ha comportato, se non un ripensamento circa il ruolo delle città, almeno il fatto che fosse prestata una minore attenzione ai processi di sviluppo che le riguardano.
Riprendere con maggiore intensità la ricerca urbana sembrerebbe quindi una questione rilevante non soltanto dal punto di vista accademico. La ricerca appare un’esigenza non eliminabile per migliorare la gestione delle aree in cui vive più della metà della popolazione del pianeta. Potrebbero essere identificate 4 aree o quattro percorsi sui quali la ricerca appare particolarmente urgente.
La vivibilità urbana
La prima area di fenomeni può essere definita a partire dalla categoria di vivibilità urbana, che potrebbe in una certa misura essere considerato il prodotto dei venti anni di riflessione e di ricerca che, al livello internazionale, hanno seguito le prime formulazioni del concetto e delle teorie della sostenibilità. Quest’area ha al suo centro la capacità di una città di mantenere in modo dinamico nel tempo condizioni tali da creare e alimentare spazi e insediamenti, che offrano un’alta (o quantomeno adeguata) qualità di vita, con la capacità di rimanere efficienti sul lungo termine, in quanto strutture adatte all’interazione sociale, alla comunicazione e allo sviluppo culturale.
Alla vivibilità urbana non contribuisce quindi soltanto il mantenimento delle risorse ambientali (acqua, aria, suolo, ecc.), ma anche la capacità di accoglienza e integrazione di una popolazione sempre più eterogenea, la generazione di una partecipazione allargata al governo urbano e una adeguata governance dei processi in atto, la presenza e il mantenimento di iniziative di investimento e reinvestimento economico, la dinamicità della produzione scientifica, tecnologica e culturale, nonché quali sono i benefici e i costi dell’agglomerazione urbana.
I diritti alla città
Una seconda dimensione rilevante riguarda il rapporto esistente tra i processi di sviluppo urbano e l’affermazione dei diritti dei cittadini.
Nella Agenda stabilita nel Summit sugli insediamenti urbani di Istanbul era stato affermato il principio di un conseguimento progressivo del diritto a un alloggio adeguato. Si dovrebbe, quindi, cercare di capire come e in che misura tale diritto (che può essere facilmente ri-definito nei dermini di un diritto alla vivibilità urbana) sia stato reso effettivo.
In questo quadro, in particolare, ci si concentrerà sulle modalità attraverso le quali i diritti alla città sono stati definiti e messi in atto, sui fattori di ostacolo incontrati nell’esercizio di tali diritti e sui fattori che invece ne hanno sostenuto l’applicazione.
Le opzioni per il governo urbano
Un’altra dimensione dello sviluppo sostenibile può essere identificata in relazione alle opzioni possibili per la governance delle città in funzione del conseguimento di una maggiore sostenibilità. Tali opzioni possono essere individuate rispetto ai diversi livelli territoriali e ai diversi attori identificati nel contesto dei processi che interessano la città.
Si tratta, quindi, di individuare linee guida relative a opportunità e possibilità di azione al livello micro (zone interne alle città), al livello meso (il governo delle singole città) e al livello macro (la dimensione nazionale, regionale e globale).
In questo quadro appaiono rilevanti anche i processi di aggregazione tra città diverse, sia nell’ambito di uno stesso contesto geografico (reti regionali), sia nell’ambito globale e in funzione di altri tipi di legami (vincoli economici e commerciali, vincoli culturali, caratteristiche strutturali, ecc.).
Infine, in questo ambito si adotterà anche una prospettiva comparativa, cercando di mettere a confronto le indicazioni emergenti dalle esperienze dei paesi che nel corso dell’ultimo decennio hanno acquisito le più rapide dinamiche di crescita economica (e in parte di sviluppo sociale) con le necessità e le opportunità presenti in paesi caratterizzati da una minore dinamicità dei processi di sviluppo.
Le opzioni e i processi di innovazione tecnologica
Un’ultima prospettiva rilevante è relativa ai processi di innovazione tecnologica. A questo proposito appaiono rilevanti i processi e le opportunità in corso secondo due punti di vista complementari.
Il primo è quello relativo all’identificazione di opzioni tecnologiche appropriate rispetto ai problemi della sostenibilità e della vivibilità urbana (efficacia delle tecnologie).
Il secondo potrebbe essere orientato a prendere in esame i processi di innovazione in senso stretto, considerando in particolare tre insiemi di dinamiche:
- l’interazione tra i diversi soggetti coinvolti nello sviluppo e nell’applicazione delle tecnologie;
- la socializzazione delle innovazioni (vale a dire il fatto che attorno a un sistema di tecnologie si produca un sistema di conoscenze, rappresentazioni, norme e condizioni sociali che ne consente un effettivo trasferimento, in particolare tra mondo della ricerca e mondo delle imprese e/o policy-makers);
- le condizioni economiche e tecnologiche per l’introduzione delle nuove tecnologie.
venerdì 21 novembre 2008
lunedì 10 novembre 2008
Nairobi
Qualche foto dopo una breve missione a Nairobi.
In questi giorni la città era piena di eccitazione per l'elezione di Barak Obama, ma era anche l'ospite del summit africano sul conflitto in Congo e piena di altri eventi internazionali. Al contrario di quanto potrebbe suggerire un certo senso comune sulle città africane, Nairobi è sempre stata una città molto movimentata e indaffarata, piena di traffico, di industrie e di banche, di enti internazionali e con una società civile attiva e diversificata.
Negli ultimi anni però sono avvenuti alcuni cambiamenti che sono stati quasi occultati dall'attenzione prevalente verso le catastrofi africane: in pochi anni è avvenuta una vera e propria rivoluzione politica, che ha comportato trasformazioni importanti nel funzionamento delle istituzioni e nel loro rapporto con la società e che ha anche permesso di intraprendere percorsi inediti nelle politiche urbane. Anche se con problemi che sono rimasti irrisolti, con lentezze, con fenomeni di blocco e con il permanere di squilibri, a Nairobi questo ha favorito una diminuzione almeno relativa della sensazione di paura che era diffusa anche solo pochi anni fa.
Nei prossimi giorni, a commento di queste foto vorrei scrivere due post: uno su scienza, tecnologia e innovazione, l'altro su alcune questioni connesse alla possibilità di conseguire lo sviluppo urbano sostenibile.
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