mercoledì 9 luglio 2008

La sfida dell'innovazione tecnologica

La ricerca sulla PA di cui è stato anticipato qualcosa nei post precedenti si è conclusa. Il rapporto è stato consegnato al committente. Spero nelle prossime settimane di poterlo diffondere.
Intanto, qualche altra anticipazione.
Al centro della ricerca si trova l'osservazione che al centro dei mutamenti in atto nella PA italiana - compresi quelli relativi alle professionalità e alla possibilità di affermare un'etica pubblica e una cultura della legalità, della trasparenza e dell'innovazione - si trova un processo di innovazione tecnologica che avviene nella maggior parte dei casi in modo casuale e che, nonostante gli investimenti, non è quasi mai adeguatamente gestito.
La mancata gestione di questo processo di innovazione è soprattutto legata a uno scarso riconoscimento delle dinamiche connesse al trasferimento di tecnologie, che sono soltanto in minima parte di carattere "tecnologico". Questo comporta che la tecnologia entri di fatto in modo pervasivo nella PA, ma che raramente essa sia oggetto di un processo di socializzazione che consente che intorno ad essa si producano significati, regole, rappresentazioni,obiettivi, ecc. condivisi tra i diversi soggetti coinvolti: i dirigenti e i funzionari, ma anche i numerosi attori che prestano servizi alla PA e le diverse categorie di utenti.
L'assenza dei necessari processi di socializzazione della tecnologia è soprattutto legato a tre dinamiche:
- la mancanza di concretezza nella gestione del trasferimento di tecnologie (le tecnologie sono percepite in modo "astratto", come apparecchiature avulse da qualsiasi altro elemento della realtà);
- una carente sintonizzazione tra PA e società (la PA partecipa in modo passivo e spesso inconsapevole ai processi di cambiamento sociale e tende a distaccarsi in misura sempre maggiore da società che sono più complesse e diversificate);
- l'inadeguatezza delle politiche di valorizzazione e di rafforzamento del potenziale umano costituito dagli stessi funzionari pubblici, percepiti come un ostacolo più che come una risorsa, che comporta una progressiva perdita di capacità e conoscenze per la PA stessa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

grazie di aver visitato il mio blog. Spero di poter leggere presto il rapporto di cui parli nel blog. Mi piace molto il discorso che fai sul legame tra trasparenza, professionalità e innovazione. Leggo nel tuo profilo che ti sei occupato anche di gestione urbanistica: visto che come assessore sono alle prese con un Piano di Governo del Territorio (non so se è una cosa solo lombarda) che non mi fa dormire la notte, hai qualche lettura da consigliarmi?

ti aspetto sul mio blog

gianfrancesco costantini ha detto...

Come prima cosa forse vale la pensa di guardare Eddyburg (c'è il link sulla pagina del blog). Poi mi sembra che alcune tesi interessanti, per l'Italia di questi giorni, siano quelle di Mike Faber (la città e la paura), poi ancora mi sembra che ci siano alcune aree da guardare: UNCHS-Habitat (per la città, ma anche per il rapporto città-campagna), il filone francese dell'amenagement du territoir, il lavoro dello IUAV a Venezia e anche il lavoro della commissione europea nel Programma LEADER e dell'OCSE sullo sviluppo locale.