Un paio di giorni fa il Ministro degli interni Roberto Maroni ha messo in evidenza che Saviano non è il solo eroe nella lotta contro mafia e camorra, i veri eroi sono gli uomini delle forze di polizia e della magistratura e gli imprenditori che rifiutano di pagare il pizzo.
Tutto bene?
Non tanto: quello che Maroni (così come molti altri al suo fianco) non ha compreso è che mentre per alcuni la lotta alla criminalità è un dovere "professionale" e per altri è una "necessità", per altri assumere un punto di vista coinvolto e agire contro la criminalità non lo è.
E' il caso dei cittadini comuni, che per il fatto di non intervenire direttamente e personalmente contro la criminalità non si sentono di certo meno onesti o meno "per bene". Anzi, a volte pensano che, chi interviene troppo direttamente contro la criminalità - e quindi si fa "gli affari degli altri" - lo faccia soprattutto per mettersi in mostra o per cercare un guadagno personale.
Quello che forse Maroni non ha capito bene (a meno che non volesse semplicemente fare un discorso retorico) è che Roberto Saviano è importante perchè nessuno gli ha chiesto di assumere pubblicamente posizione contro la camorra, di scrivere un libro e cercare un editore (che poteva anche essere un fiasco), di continuare a parlare. Eppure lo ha fatto, come cittadino. Non come professionista e non perchè costretto dalle circostanze.
E quello che forse Maroni non ha compreso è che, fino a che i cittadini delle zone in cui mafia e camorra governano il territorio non assumono lo stesso punto di vista e lo stesso modo di agire di Saviano, la criminalità organizzata conserverà il suo potere e - come peraltro dimostrano più di 100 anni di stori - a ben poco servirà inviare polizia e militari a presidiare il territorio.
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