martedì 21 ottobre 2008

Integrazione, assimilazione e scolarizzazione

In Italia è stato approvata una norma per l'istituzione di classi separate per gli studenti stranieri privi di conoscenze adeguate della lingua e della cultura italiana. L'obiettivo di queste classi è favorire l'apprendimento dell'Italiano, l'adesione ai "valori", ai principi e ai costumi italiani, nonchè il fatto che si assumano come riferimenti quelli alla storia e alle istituzioni italiane.
Qualche anno fa, e magari in un contesto internazionale, un progetto di questo genere sarebbe stato definito di "assimilazione" e non di integrazione.
E' buffo, ma gli italiani emigrati all'estero hanno spesso dovuto fare l'esperienza di classi di "integrazione" di questo genere. E sempre gli italiani si sono opposti a questo: le associazioni, gli individui e anche il governo italiano hanno sempre chiesto che agli emigrati che lasciavano l'Italia fosse permesso mantenere le proprie tradizioni, la propria lingua e anche i propri legami con la "nazione".
Ora, cosa per lo meno strana, quello che va bene per gli italiani all'estero non va bene per gli stranieri in Italia.
Non solo, ma i promotori della norma recentemente approvata si chiedono: ma dov'è lo scandalo, anche il Sole24Ore ci sostiene e ci racconta che in Francia ci sono classi così! (L. Martinelli, La Francia è un modello dagli anni 70, http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/10/francia-modello-anni-70.shtml?uuid=c1471aea-9b6d-11dd-adcf-7695700521e1&DocRulesView=Libero&correlato ). Peccato che non si siano accorti, nè i promotori della norma, nè il colto giornalista, che in Francia le classi d'inserimento sono state istituite nel 1970, in un contesto un po' diverso e con conoscenze pedagogiche un po' differenti da quelle attuali. E peccato anche che non abbiano provato a vedere quanti sono gli studenti di queste classi in Francia e quanti dovrebbero essere in Italia: forse non sanno che la gran parte dei migranti in Francia sono francofoni e che esiste una comunità francofona internazionale. Ma è ben noto: a politici e giornalisti non viene richiesto di informarsi più di tanto, non hanno tempo!
Forse, per mancanza di tempo, non si sono accorti neanche del fatto che il resto dei paesi europei (quelli che hanno l'esperienza dell'immigrazione italiana) e gli stessi francesi si sono stupiti un po' della decisione italiana di ritornare indietro, sulle decisioni che altri hanno preso quarant'anni fa e considerano oramai superate.
Ma forse, semplicemente, il governo e molti parlamentari italiani sono rimasti a uno stadio un po' infantile - la ricerca immediata di soddisfazione a uno stimolo apparente - e ricercano le soluzioni nella propria infanzia: maestra unica, classi differenziali, migranti che venivano soltanto dal mezzogiorno (e magari erano anche un po' più colti dei loro compagni padani).....

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