venerdì 3 ottobre 2008

Il decreto Gelmini, il governo e la realtà

Il decreto legislativo 137 ha generato soltanto critiche. Al di là degli esponenti del governo nessuno tra le associazioni di genitori, di docenti o di studiosi dell’educazioni ne ha assunto la difesa. Anzi, anche alcuni soggetti che avevano accolto il ministro Maria Stella Gelmini con interesse, come la Associazione Italiana Maestri Cattolici hanno poi bocciato in modo radicale il decreto.

E il decreto appare assurdo non perché preveda licenziamenti (o meglio non assunzioni) o una riduzione della spesa, ma perché lo fa senza tener minimamente conto dei luoghi in cui le risorse si trovano, delle situazioni in cui esse sono produttive, o anche semplicemente di una qualsiasi analisi della realtà.

Gli stessi rapporti dell’OCSE su cui viene fondata la motivazione dei mutamenti imposti alle scuole non sono probabilmente stati letti. Il ministro e il suo staff non si sono neanche accorti che le critiche al sistema educativo italiano non erano rivolte alle scuole elementari (né che in nessun paese industrializzato si adottano le modalità di educazione primaria proposte).

Nonostante le critiche e la mobilitazione di migliaia di persone il decreto sarà però approvato. Probabilmente non perché si sia convinti dei suoi contenuti (la difesa che ne è stata fatta dallo stesso presidente del consiglio non contiene un solo dato “reale”, ma è stata semplicemente fondata su uno slogan, totalmente ideologico – non perché ricco di idee, ma perché basato su falsa coscienza senza nessun legame con la realtà), ma perché serve far vedere al paese che si è in grado di decidere.

E soprattutto che le decisioni vengono prese nonostante tutto e al di là di tutto. Poi se in questo modo si producono danni, pazienza. La realtà non conta. Conta soltanto far vedere che al governo si decide.

Intanto, per rafforzare l’immagine di forza dei decisori, la polizia segue le manifestazioni pubbliche di genitori e docenti, non con agenti in divisa che assicurino l’ordine, ma con agenti in borghese che controllino, e magari identifichino, i pericolosi agitatori che disturbano il nuovo timoniere.

E a rafforzare tutto questo contribuisce anche l’energia spesa dai mezzi di comunicazione di massa soprattutto in tre direzioni:
- la diffusione di una sensazione di insicurezza generica (così generica che possono esserle date le risposte più appariscenti e meno efficaci, come quella di mettere nelle strade un po’ di militari armati come se andassero in guerra);
- l’insofferenza per tutto ciò che non è uniforme (non è un caso che nel corso degli ultimi mesi si siano moltiplicate le azioni violente nei confronti degli stranieri, degli omosessuali, degli anziani, dei disabili), che si esprime anche nelle iniziative istituzionali contro la libertà di culto;
- la semplificazione di tutto ciò che è complesso, secondo l’idea che “popolare” debba essere semplice.

L'opposizione al Decreto Gelmini acquista in questo contesto un significato diverso da quello di semplice difesa di un modello di organizzazione scolastica che funziona. Non si tratta di mantenere la scuola cos'ì com'è, ma di creare opportunità di partecipazione democratica e di mettere la politica a contatto con la realtà.

Ecco qualche link rilevante:

http://www.scuolapistelli.it/ (una scuola elementare che si mobilita)
http://www.new.facebook.com/home.php?ref=home#/group.php?gid=29602343107&ref=mf (coordinamento genitori alunni)
http://rapidshare.com/files/150495610/ultimo_tg3.mpg.html (intervista a un insegnante)
http://www.scuola126.it/ (coordinamento delle scuole romane)
http://scuolaschool.spaces.live.com/ (documentazione)
http://www.retescuole.net/ (rete delle scuole, da Milano)

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Intanto, per rafforzare l’immagine di forza dei decisori, la polizia segue le manifestazioni pubbliche di genitori e docenti, non con agenti in divisa che assicurino l’ordine, ma con agenti in borghese che controllino, e magari identifichino, i pericolosi agitatori che disturbano il nuovo timoniere."

Sì bravo, è stato un atteggiamento disgustoso, come disgustosa la scelta della parola "frange" con cui è stata bollata la manifestazione di ieri, potevano usare qualcosa di più corretto, ceh so "quattro gatti" sarebbe andata benissimo - senza contare che la parola Fringe è ormai associata ad uno dei movimenti di maggiore libertà e creatività del nostro secolo, ma la Gelmini che ne sa?